Un 2 giugno di riflessione

La stagione drammatica e triste che stiamo vivendo ci impone un’attenzione continua per quanto sta accadendo nel mondo intorno a noi: dall’Ucraina al Sudan, da Israele alla Palestina. Un ulteriore carico di responsabilità ci é attribuito dal lavoro che svolgiamo presso il Centro Primo Levi di Torino, soprattutto nel rapporto che intratteniamo quotidianamente con i più giovani. È dunque comprensibile che la tentazione di cercare un rapporto fra l’esperienza e i punti di vista di Primo Levi e la realtà di oggi sia quasi inevitabile, nei nostri interlocutori e in noi stessi. Sappiamo d’altra parte che prendere scorciatoie  e estendere all’attualità valutazioni e ragionamenti riferiti a un’altra epoca non è mai una buona soluzione. Il giudizio sull’oggi è compito nostro e soltanto nostro. Per questo mi sento di condividere pienamente le affermazioni proposte in occasione del 2 giugno da Sergio Mattarella e di riproporle con convinzione qui di seguito. Sarà a partire da un tale modo di vedere che, per quanto mi riguarda, potremo allargare la riflessione e chiederci in che misura la ricchezza di pensiero offertaci anche da Levi potrà aiutarci a proseguire il discorso e a rafforzare le nostre motivazioni.

Fabio Levi


Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Concerto in onore del Corpo Diplomatico accreditato presso lo Stato italiano in occasione della Festa della Repubblica

Palazzo del Quirinale, 01/06/2025

[...]

Domani, 2 giugno, si celebra la nascita della nostra Repubblica, frutto di una scelta di pace, di libertà, di indipendenza, all'insegna del ripudio della violenza tra le nazioni.

Da quel voto del popolo italiano è emersa la nostra Costituzione, “ambiziosa” nell’identificare nella pace e nella collaborazione la vocazione della Repubblica nei rapporti internazionali. Una scelta che il percorso di integrazione europea ha rafforzato e consolidato.

Il rifiuto della categoria del “nemico”, la vocazione al dialogo, il ripudio della guerra quale strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, la promozione di organizzazioni internazionali rivolte a pace e giustizia, hanno contrassegnato e contrassegnano le scelte della Repubblica Italiana in questi 79 anni di vita.

Il tema della pace è al centro della nostra comune attenzione.

Tanti sono i tristi scenari di conflitto aperti.

Il pensiero si rivolge anzitutto all’Ucraina, che da più di tre anni sta opponendo una strenua resistenza all’aggressione della Federazione russa. Nel confermare il nostro fermo e convinto sostegno a Kiev, continuiamo a lavorare perché si possa giungere a una pace che sia giusta, complessiva e duratura.

Il Medio Oriente, dopo il sanguinario attacco di Hamas contro vittime israeliane inermi – con ostaggi odiosamente rapiti e ancora trattenuti, e che vanno immediatamente liberati - vive il dramma in atto nella striscia di Gaza.

È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza.

Si impone, subito, il cessate il fuoco.

In qualunque caso, è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone. Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano.

È grave l’erosione di territori attribuiti alla Autorità Nazionale Palestinese. I Palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi.

Questa prospettiva e la sicurezza di Israele – elementi imprescindibili – appaiono gravemente minacciate dalla semina di sofferenza e di rancore prodotta da quanto sta accadendo.

Vi si aggiunge l’alta preoccupazione per le manifestazioni di antisemitismo che si riaffacciano nel mondo.

Dal territorio d’Europa al Medio Oriente – come ovunque, in qualsiasi continente - l’occupazione illegale di territori di un altro Paese non può essere presentata come misura di sicurezza: si rischia di inoltrarsi sul terreno della volontà di dominio, della barbarie nella vita internazionale.

In tanti luoghi del mondo emergono teatri di instabilità agevolati dalla violenza e dallo scontro che sembrano, per taluno, essere divenuti la misura dei rapporti internazionali.

La pace non è un ideale per anime ingenue, stroncato poi dal severo giudizio della storia.

La pace è esperienza che statisti lungimiranti hanno saputo pazientemente costruire: occorre proseguirne l’opera. Non ci si deve - e non ci si può - limitare a evocarla.

È necessario impegnarsi perché prevalgano i principi della leale collaborazione internazionale, della convivenza pacifica, realizzati mediante il dialogo, la costruzione di misure crescenti di fiducia vicendevole.

L’ordine mondiale che abbiamo conosciuto per decenni appare compromesso. Le regole sono destinate a evolvere ma un quadro di riferimento, un ordine globale, basato sul rispetto e sul riconoscimento reciproco, è essenziale per scongiurare i conflitti e destinare, così, forze e risorse ad affrontare le grandi sfide epocali di fronte alle quali si trova l’umanità e a conseguire uno sviluppo sostenibile e condiviso.

In questa giornata di festa vorrei condividere l’auspicio che ciascuno dei nostri Paesi faccia la sua parte per restituire ai popoli del mondo un futuro di serenità, a beneficio soprattutto delle giovani generazioni.

Con questo impegno rivolgo a tutti gli auguri della Repubblica Italiana.


Il discorso del Presidente della Repubblica è disponibile integralmente QUI


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