Nona Lezione Primo Levi: "Fioca e un po' profana". La voce del sacro in Levi - Mercoledì 25 ottobre 2017

MERCOLEDÌ 25 OTTOBRE 2017
Aula Magna della Cavallerizza Reale
Torino

Relatori: Alberto Cavaglion, Paola Valabrega. L’appuntamento è alle ore 17,30 presso l’Aula Magna della Cavallerizza Reale dell’Università di Torino.

«Fioca e un po’ profana» è la voce di Levi quando si confronta con la Scrittura biblica e, in generale, con le tradizioni del popolo ebraico.
Gli interpreti dello scrittore hanno messo in evidenza la sua difficoltà a «rivestire con parole» gli orrori del Lager, mentre si sono ritratti davanti all’idea che Levi potesse affrontare, sicut Deus, «storie semplici e incomprensibili come quelle della Bibbia», o quel «labirintico intreccio di sì e di no» che custodisce il segreto medesimo della vita.
Spaventa infatti, perché a prima vista appare incoerente, l’idea che il chimico illuminista, che lo scrutatore della Materia, si sia avventurato lungo i sentieri del sacro. Questa nona Lezione Primo Levi non si propone naturalmente di risolvere il complicato rapporto tra lo scrittore e l’Ebraismo; vorrebbe semmai osservarlo da un’angolatura insolita. Una strada rischiosa, condizionata da definizioni logorate dall’uso: l’«ebreo laico» e l’icona del Centauro non consentono infatti di apprendere, per esempio, «come si concili il conflitto fra la libertà dello spirito e il destino».
Tre i luoghi principali dove risuona la voce «fioca e un po’ profana» del sacro: l’inizio e la fine del capitolo Il canto di Ulisse in Se questo è un uomo e – nella sua interezza – il racconto Carbonio nel Sistema periodico. Tre luoghi concitati, dove lo stile di Levi appare ben diverso dall’usuale. L’aggettivo «fioca» traduce l’arcaico foible di Voltaire nella Pulzella d’Orléans: è la citazione con cui s’apre Carbonio. Levi definirà «fievoli» i mezzi linguistici necessari ad affrontare «temi disperati»: ad esempio il viaggio di un atomo attraverso i secoli o «il tenue legame che vincola l’anima al corpo». Ma la voce di Levi giunge a noi «affievolita» per un secondo motivo. In lui l’uso parodico, sempre un po’ profano, della preghiera ebraica (e non solo) è piuttosto frequente: la poesia collocata in epigrafe a Se questo è un uomo è un caso clamoroso. Lo scrittore amava imitare la voce altrui: poeti antichi, scrittori moderni, ma soprattutto versetti biblici. Fioca e magari un po’ profana, la voce di Levi, mai però esclusivistica o autoreferenziale. I testi dei Salmi, da lui parodiati e filtrati attraverso la Commedia dantesca fin da quella poesia-epigrafe, non hanno mai avuto per destinatari i soli ebrei, ma gli esseri umani in quanto tali.

 

Paola Valabrega, insegnante, si è laureata nel 1982 a Torino con Guido Davico Bonino, discutendo una tesi su Primo Levi. Suoi saggi sono apparsi su «Riga», «Cartevive», «Studi piemontesi», «Rassegna Mensile di Israel» e in Primo Levi. Un’antologia della critica, a c. di E. Ferrero, Einaudi, 1997.

Alberto Cavaglion, insegnante. Il suo ultimo libro s'intitola Verso la Terra Promessa. Scrittori italiani a Gerusalemme: da Matilde Serao a Pier P. Pasolini (Carocci, 2016). Per il Centro Internazionale di Studi Primo Levi ha curato l’edizione commentata di Se questo è un uomo (Einaudi, 2012).