Conversazioni con Primo Levi
Alcune delle più interessanti domande/risposte formulate a/da Primo Levi in oltre venticinque anni di interviste e conversazioni, interrogabili per argomento e con tutti i riferimenti per approfondire
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Il ricordo della deportazione incide ancora sulla Sua memoria?
Incide, certo, perché non sono esperienze che si dimenticano, o per lo meno io non le voglio dimenticare; però sono molto lontane e soprattutto fra i fatti e la mia memoria di oggi c’è il mio libro Se questo è un uomo che funziona da diaframma, cioè da memoria mediata; tendo invece a dimenticare il resto, quello che non ho scritto, soprattutto gli stati d’animo, come avviene quasi sempre in questi casi: dimenticare oppure manomettere; si finisce con il falsificare le cose nella memoria e questo capita a tutti.
da Incontro con Primo Levi
Lei non crede che gli altri, gli uomini, vogliano al più presto dimenticare Auschwitz, oggi?
Esistono segnali che questo avviene, dimenticare o addirittura negare. Questo è significativo: chi nega Auschwitz è quello stesso che sarebbe pronto a rifarlo.
da Ritorno ad Auschwitz
[Nelle occasioni in cui è tornato ad Auschwitz] Si presentavano nomi, volti di vittime, volti di carnefici […]?
No, ritrovavo sensazioni. Per esempio, l’odore del luogo. Un odore innocuo. Credo sia quello del carbone.
da Levi: l'ora incerta della poesia
Qual è il ricordo di un suono, di una parola, piú precisa di Auschwitz? Qual è il ricordo che Le torna più spesso alla memoria?
Come parole, i comandi. Come suono, le marce che suonava l'orchestra ogni mattina e ogni sera, era una dozzina forse, una quindicina, sempre le stesse. Io non so scrivere musica, ma potrei dettarle benissimo. Ho scritto in Se questo è un uomo che è l’ultima cosa che dimenticheremo. Sono passati quarant’anni e posso confermarlo.
da Il veleno di Auschwitz