Conversazioni con Primo Levi
Alcune delle più interessanti domande/risposte formulate a/da Primo Levi in oltre venticinque anni di interviste e conversazioni, interrogabili per argomento e con tutti i riferimenti per approfondire
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Vive con un senso di colpa il Suo essere sopravvissuto al Lager?
Credo che sia molto difficile assegnare un significato preciso al termine «senso di colpa». Appena tornato dal Lager ho passato dei mesi molto brutti: forse quello star male, quel disagio che provavo era davvero senso di colpa, ma non ne sono proprio sicuro. Forse era una gratificazione della sofferenza, non saprei dirlo. Questo è un tema di cui ho letto sovente, che riguarda soprattutto chi si è salvato per aver collaborato […].
da Primo Levi
Molti ex internati hanno raccontato di essersi portati dietro dal Lager un «senso di colpa». Quale colpa? Che colpa può avere una vittima innocente?
[...] Non è che sentiamo noi la vergogna che dovrebbe sentire il carnefice; però in una certa misura tutti, credo, o molti, abbiamo provato un certo disagio a pensare che sono morti tanti che valevano quanto noi o erano meglio di noi. Non sono necessariamente i migliori ad essere sopravvissuti, in qualche caso sono stati i peggiori. È la sensazione di essere vivi al posto di un altro; […] Inoltre, non è detto che la vittima sia pura, sia totalmente esente da colpa. Anzi, era proprio tipico del sistema del Lager di costringerci a renderci colpevoli in qualche misura; io, per esempio, avendo accettato di lavorare in un laboratorio della IG-Farben.
da Le parole, il ricordo, la speranza